Come la naturalità degli ambienti intorno a casa influenza il rapporto con la Natura, già dall'infanzia
Di Alice Stocco
Le geometrie verde scuro degli alberi si riflettono sull’acqua. Annika osserva il lago circondato dal bosco, mentre il canto di un fringuello risuona con le note veloci dei suoi pensieri di bambina, facendola sorridere.
A milleseicento metri di altitudine più in giù, anche Fabrizio sorride. Nei suoi occhi entra una luce offuscata dall’umidità che si alza dai prati circostanti e dal fiume. Un martin pescatore scintilla, una rana gracida.
Annika e Fabrizio non lo sanno, ma sta avvenendo in loro un cambiamento benefico.
Esiste infatti un sistema economico, sostenibile e applicabile su larga scala, a qualsiasi latitudine e fascia altitudinale, che promuove la salute a vari livelli, rendendo i bambini che ricevono questa “terapia” immunologicamente competenti e psicologicamente resilienti. Si tratta di un sistema basato sull’energia dei raggi di luce solare che, una volta tuffatisi in acqua oppure filtrati da foglie verdi, sono in grado di innescare una serie di reazioni biofisiche del tutto naturali che, a loro volta, attivano una cascata di fenomeni complessi e interconnessi su più livelli. Per i bambini che vi sono esposti, questi fenomeni ricaricano la loro capacità di prestare attenzione, diminuiscono lo stress e attivano il loro naturale interesse per la Natura.
Detta così, sembra una tecnologia complessa, ma è solo un modo un po’ nerd per cominciare a raccontare i benefici che può dare l’esposizione precoce e guidata dei bambini alla Natura.
È infatti ormai ben noto che, come Annika e Fabrizio, ogni bambino che venga guidato a osservare e lasciarsi affascinare dagli elementi degli ambienti naturali raccoglierà esperienze significative, capaci di lasciare nella loro mente di bambini una traccia associata a piacere, relax, sensazione di rigenerazione e curiosità. La cosa importante, però, è che questa traccia venga impressa precocemente per riuscire ad attivare in loro la biofilia, l’amore per la vita e gli esseri viventi.
La biofilia è infatti una caratteristica personale innata, ma non istintiva, e ha quindi bisogno di essere stimolata per svilupparsi e manifestarsi, sotto forma di connessione personale alla Natura, come una caratteristica che si possa mantenere anche nell’adulto, sopravvivendo ai mutamenti strutturali del cervello che avvengono nell’adolescenza. Attivare questa possibilità di essere affascinati e attirati dalle cose viventi, affiliandovisi emotivamente, è estremamente importante per il benessere personale: da essa, infatti, dipende la capacità di trovare ristoro e rigenerazione negli ambienti naturali, aiutando a ritrovare la concentrazione ed a diminuire stress ed ansia.
Alla luce di questa storia, non sarebbe meraviglioso avere un po' di Natura a portata di mano per permettere un sano sviluppo a tutti i bambini che ci stanno a cuore? Oltretutto, sarebbe uno stimolo eccellente per la creazione di percorsi di sostenibilità, resilienza e coesione sociale, al punto che ogni città e ogni paese dovrebbero pensare di mettere a disposizione aree naturali in cui permettere a tutti l’attivazione della biofilia e la rigenerazione offerta dalla Natura.
Ma un articolo recentemente pubblicato sulla rivista scientifica peer-reviewed One Ecosystem ha fatto emergere risultati su cui riflettere. Gli autori Alice Stocco, Chiara Tabacchi, Giuseppe Barbiero e Fabio Pranovi hanno condotto una ricerca per verificare se la naturalità di alcune aree residenziali in Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia-Giulia abbia influenza sulla connessione alla Natura dei bambini in età scolare che vi abitano.
Analizzando immagini satellitari di questa area di studio, che comprende paesaggi montani digradanti verso ambienti costieri attraverso colli e pianure, hanno calcolato un indice di naturalità, ossia un valore sintetico indicativo della proporzione tra superfici vegetate e coperte da suoli naturali e superfici artificiali, quali asfalto e cemento. Con questo indice hanno potuto raggruppare le aree residenziali oggetto dello studio in quattro diverse classi: zone costiere, zone a bassa naturalità, zone a media naturalità e zone ad alta naturalità.
Coinvolgendo le scuole primarie del territorio in ciascuna di queste zone, hanno quindi raccolto informazioni da parte dei bambini attraverso uno strumento d’indagine che aveva tre scopi principali:
- il primo era quello di valutare la connessione alla Natura dei soggetti partecipanti,
- il secondo valutava la sensazione di rigenerazione percepita dai bambini quando si trovano nel cortile della scuola,
- mentre il terzo valutava la rigenerazione percepita dagli stessi quando si trovano in un ambiente naturale a loro noto.
Nonostante la media complessiva della connessione alla Natura sia risultata generalmente alta, i livelli di connessione alla Natura tra zone dalla diversa naturalità sono risultati molto diversi. Infatti, il punteggio medio di connessione alla Natura dei bambini che vivono in zone ad alta naturalità è risultato significativamente più alto rispetto a quello registrato nei bambini che vivono in zone a bassa e media naturalità.
Questa tendenza si rifletteva sia nel tipo di ambiente naturale indicato da ciascun bambino, sia nell’andamento dei risultati delle domande che valutavano la rigenerazione percepita degli ambienti testati, ossia cortile scolastico e ambiente naturale.
In primo luogo, bambini residenti in aree costiere, come anche quelli in zone a bassa e media naturalità, indicavano tra gli ambienti naturali da essi frequentati luoghi come parchi urbani, giardini e spiagge, che di fatto sono “solo” ambienti semi-naturali.
Inoltre, la maggior parte dei partecipanti che vivono in aree a bassa e media naturalità ha citato più frequentemente luoghi situati a distanze maggiori di 10 km rispetto al loro luogo di residenza, mentre i bambini che vivono in aree ad alta naturalità e nella zona costiera indicavano luoghi ampiamente entro un raggio di 10 km dalla loro casa.
Oltretutto, il valore rigenerativo indicato per gli ambienti naturali dai bambini residenti in zone costiere e ad alta naturalità era, in media, significativamente più alto del valore associato agli ambienti naturali dal gruppo di bambini residenti in zona a media naturalità.
Per quanto riguarda la capacità rigenerativa dei cortili della scuola, tutti i bambini hanno associato un valore più basso al cortile scolastico rispetto a quello del luogo naturale, nonostante nel cortile essi possano giocare con i propri compagni. Degno di nota è che il divario maggiore tra l’ambiente naturale e il cortile fosse indicato dai bambini della classe ad alta naturalità, mentre per i bambini residenti in aree a bassa e media naturalità la differenza era meno marcata.
Tutto ciò conferma come i bambini siano intrinsecamente capaci di riconoscere un ambiente veramente naturale e di trarne ristoro e beneficio; perciò, una chiazza di erba e qualche albero non bastano per garantire loro una pausa di qualità, che sia davvero rigenerante. D’altra parte, i risultati suggeriscono che l’esposizione frequente e la familiarità con un set più ampio di ambienti genuinamente naturali riesca non solo a stimolare la biofilia e quindi la connessione alla Natura, ma anche ad acuire l’abilità di distinguere tra zone completamente artificiali e naturali, e persino tra diversi livelli di naturalità e di wilderness. Laddove invece il metro di misura si basa su spazi verdi urbani o luoghi semi-naturali, allora la differenza in termini di rigenerazione percepita in ambienti dal diverso grado di naturalità si appiattisce… quasi a voler dire che i bambini che non hanno a disposizione veri spazi naturali sono costretti ad “accontentarsi di poco”.
Ma non si diceva che sarebbe fantastico se potessimo offrire a tutti i bambini i benefici che ci offre la Natura? Purtroppo, la strada da fare è ancora molta. Questo studio supporta le ipotesi secondo cui le aree preferite per rilassarsi e rigenerarsi siano quelle ad alta naturalità (come è stato osservato anche da un altro studio recente, che ha fatto emergere come la Natura selvatica sia il vero prototipo di Natura generalmente diffuso tra gli esseri umani).
Ciononostante, dimostra che in genere si finisce poi per frequentare zone a minore naturalità perché spesso sono le uniche accessibili, perlomeno per certe fasce di popolazione.
Questo è tristemente vero in Italia, uno dei Paesi tra quelli in cui il consumo di suolo continua ad aumentare, cosicché non è detto che luoghi dal grado apprezzabile di wilderness, o compatibili con la propria connessione alla Natura, siano anche ambienti accessibili; e viceversa, non necessariamente un ambiente accessibile possiede il giusto grado di naturalità e selvaticità per offrire tutti i benefici psicofisiologici che la Natura offre da centinaia di migliaia di anni.
Avvicinare la Natura alla città avrebbe molti vantaggi. Dal punto di vista individuale, è noto da tempo che la frequentazione di ambienti naturali vicini alle città offrono benefici psicologici e incoraggiano a salutari abitudini di attività fisica. A questi benefici di scala individuale si aggiungono molte ulteriori ragioni di salute collettiva, tra cui si annovera la scoperta che interventi di inserimento di suolo e vegetazione naturale nei cortili delle scuole dell’infanzia favoriscano l’instaurarsi di una sana biodiversità microbica sulla pelle e nell’intestino dei bambini, favorendo la loro resilienza immunitaria e prevenendo infezioni da patogeni.
Questi vantaggi non si limitano ad avere fini preventivi, ma hanno la potenzialità di estendersi a fini terapeutici.
Per i medici prescrittori di Prescrizioni Verdi, infatti, è necessario che aree naturali con le giuste qualità siano sempre accessibili ai propri pazienti, non solo bambini ma anche persone fragili e anziani, per garantire loro la continuità della cura.
Emerge quindi il bisogno forte di applicare strumenti per misurare e monitorare le aree naturali, la loro “qualità biofila” e rigenerativa, e la rete di connessione che ne regola l’accessibilità.
In secondo luogo, è necessario che, una volta ottenute queste informazioni, i pianificatori del territorio e i decisori politici inizino a prendere decisioni concrete per aumentare l’estensione di questi ambienti benefici e migliorare lo stato e l’accessibilità di quelli già esistenti.
E dal momento i bambini italiani che hanno partecipato allo studio hanno giudicato molto poco rigeneranti i cortili scolastici, perché non cominciare proprio da quelli?
Potrebbe essere un piccolo passo per iniziare a camminare sul sentiero che dal benessere del singolo porta al benessere della collettività, e forse dell’intero Pianeta Terra. Più ambienti per connettersi (o ri-connettersi) con la Natura significano anche maggiore capacità di trovare ristoro; maggiore ristoro significa meno stress e più benessere, e in ultima analisi tutto ciò porterebbe verso una maggior volontà di prendersi cura della Natura, in un circolo virtuoso di comportamenti sostenibili e pro-ambiente.
P.S. Questo articolo è stato iniziato almeno sei volte, ma ognuna di queste volte l’autrice non è stata in grado di terminarlo in una versione soddisfacente a causa di varie distrazioni. Questo, fino a quando ha deciso di iniziare il settimo tentativo non in ufficio, ma nel giardino del suo campus universitario. Nonostante la temperatura di 4°C, la presenza degli alberi e dei pettirossi che cantavano nascosti nelle siepi le hanno permesso di realizzare la prima bozza in un’ora e 44 minuti. Ma questa è un’altra storia, che vi racconteremo in un nuovo post…