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seduto su una roccia

Ecopsicologia
                                                                               di Marcella Danon

L’Ecopsicologia nasce alla University of California di Berkeley, nell’ambito di un gruppo di lavoro di psicologi ed educatori sensibili contemporaneamente sia al disagio esistenziale che al degrado ambientale crescenti.

 

È stata diffusa e presentata al grande pubblico dallo storico della cultura Theodore Roszak, nel 1992, che ha voluto creare un unico grande “cappello” per raccogliere e accomunare tutti quegli approcci - in ambito terapeutico ed educativo - sensibili ai parallelismi esistenti tra le problematiche ambientali e quelle esistenziali: curando noi stessi ritroviamo la Terra, curando la Terra ritroviamo noi stessi. «Tutto ciò che accade alla Terra, accade ai figli e alle figlie della Terra. L’uomo non tesse la trama della vita; in essa egli è soltanto un filo. Qualsiasi cosa fa alla trama, l’uomo la fa a se stesso», è una celebre affermazione di Capo See-At-La che esprime perfettamente non solo il pensiero dei Nativi Americani, ma anche l’essenza dell’Ecopsicologia, in cui si ritrova molta saggezza di diverse tradizioni. L’innovativo presupposto di base, in perfetta sintonia con l’approccio sistemico proposto da Gregory Bateson, è la profonda interconnessione tra individuo e ambiente. «Ai suoi livelli più profondi la psiche è legata alla terra», afferma Roszak, ricordandoci quanto la nostra storia evolutiva sia indissolubilmente legata a quella delle altre forme di vita sul pianeta e affermando che il ricordo di questa “profonda parentela” è comunque scolpito nelle profondità del nostro inconscio, in quello che viene chiamato “l’inconscio ecologico”.

 

Si affianca a questo discorso il sociobiologo Edward Wilson con il suo concetto di biofilia, il rapporto emotivo che lega da sempre gli esseri umani alle altre forme di vita: «Insito nella natura umana - spiega - c’è un amore per la natura e un senso di connessione con l’ambiente, un bisogno della vicinanza di altri esseri viventi che ha le sue radici nel nostro patrimonio genetico. I nostri antenati hanno vissuto per milioni di anni mantenendo uno stretto contatto con la natura che li circondava, e rispettandone i ritmi; non è pensabile che poche migliaia di anni - in termini evolutivi, un periodo di tempo brevissimo - siano bastati a fare piazza pulita di un’esperienza tanto radicata” (Edward Wilson, The diversity of Life, 1999).

 

Inizia così a rivelarsi la complessa natura dell’Ecopsicologia: una nuova visione del rapporto uomo-natura in cui si sottolineano le strette parentele e interrelazioni che abbiamo con il nostro ambiente e l’importanza - anche per il benessere psicologico individuale - di ritrovare e rafforzare il senso di appartenenza al pianeta Terra.

 

Risvegliando questa consapevolezza - ed è questa la sfida - diventa possibile avvicinarsi all’ambiente in un modo spontaneamente rispettoso e improntato alla meraviglia e, allo stesso tempo, diventa possibile conoscere se stessi in un modo nuovo, senza più sentirsi soli e isolati, ma parte di ecosistemi via via più ampi e complessi.

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