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Forest Run

Rapporto Uomo - Cane - Natura

a cura di Dario Goricchi

Perché questo approfondimento per la prospettiva One Health /Salute Planetaria

Secondo il Rapporto Eurispes 2022, il 44,7% degli italiani vive con un cane e, contrariamente alla percezione comune che vedrebbe gli animali domestici come sostituti dei figli, il dato incrociato in base alla tipologia familiare fa emergere che sono soprattutto le coppie con figli ad avere uno o più animali (37,8%), seguite dai monogenitori con figli (36,5%). Ciò significa che il cane può influenzare in modo significativo sia il benessere di quasi la metà della popolazione italiana sia quello degli ambienti naturali frequentati con i loro familiari, e che entrambi, familiari ed aree naturali, possono influire sul benessere del cane.

Nell’immaginario comune, gli ambienti naturali sono infatti i luoghi ideali per far finalmente sfogare il proprio cane, lasciandolo libero di correre ed esplorare per conto proprio, e questo motiva molte persone a trascorrere gran parte del proprio tempo libero in Natura per il benessere del cane, giovandosene così a loro volta. Ad onor del vero, sono anche molti i proprietari che desiderano semplicemente rilassarsi a loro volta rinunciando a gestire almeno temporaneamente il proprio cane o al doverlo condurre al guinzaglio. In realtà questo è un grande frainteso, che danneggia innanzi tutto la relazione del cane con il suo familiare umano, è inoltre uno spreco di opportunità per trascorrere insieme un tempo invece molto più benefico e arricchente per entrambi e, non ultimo, rappresenta una determinante fonte di disturbo per la fauna selvatica, indipendentemente dall'indole del cane.

Nelle modalità opportune, il cane può essere una grande mediatore tra Uomo e Natura e può favorire stili di vita più sani, ma questo tema sarà affrontato in un altro ambito. Qui riportiamo invece i poco noti rischi per il cane ma anche per l'ambiente selvatico: non ci si può dichiarare "amanti della Natura e degli animali in particolare" se si privilegia il proprio benessere e quello dei nostri compagni domestici, trascurando le esigenze e i fragili equilibri dell'universo selvatico.

Per chiarire meglio tali relazioni in una prospettiva One Health e Salute Planetaria, riportiamo il seguente testo tratto da "TERAPIE FORESTALI CON I CANI DA COMPAGNIA - Guida per chi ha un compagno a 4 zampe, scritto da Dario Goricchi e Pierangela Fiammetta Piras, con la consulenza di Carlo Andrea Carloni. medico veterinario clinico e comportamentalista. La Guida è distribuita presso Il Bosco di Puck.

CANI E BOSCHI

 

I nostri cani da compagnia originano da canidi selvatici. Per quanto millenni di vicinanza con l’essere umano ne abbiano modificato molte caratteristiche, alcune di quelle originali sono rimaste invariate ed altre sono state addirittura enfatizzate attraverso la selezione delle razze. Altre caratteristiche tipiche dei canidi selvatici, che consentono loro di vivere in perfetta armonia con gli ecosistemi naturali, sono invece andate perdute. Basti come esempio il rapporto con il cibo: gli animali selvatici non rischiano mai l’obesità, salvo i rari casi in cui devono nutrirsi di più in previsione del letargo, e raramente rischiano l’intossicazione, mentre i nostri cani hanno per gran parte perduto le capacità di autoregolarsi sia sulla qualità sia sulla quantità di cibo da assumere. Ovviamente questo è causato dalla loro domesticazione, ma ormai è un dato di fatto del quale è necessario tener conto nei parchi cittadini così come nei boschi.

Trattando di frequentazione delle foreste, ci sono alcune caratteristiche che ci interessano in modo particolare e che, per praticità, suddivideremo in dannose per le foreste e pericolose per i nostri cani, mentre di seguito discuteremo di quelle che rendono i cani preziosi mediatori tra essere umano e Natura.

Caratteristiche dei cani da compagnia dannose per le foreste

Anche quando i nostri cani sono estremamente docili, magari abituati a convivere pacificamente con altri animali da compagnia o da cortile, conservano alcune caratteristiche che vengono interpretate dalla fauna selvatica come quelle di predatori. Tra queste, principalmente l’odore di pelle e pelo, quello dell’urina e delle feci, persino quello dei cuscinetti delle zampe. Le tracce olfattive appartengono ad una complessa comunicazione animale e quelle del cane segnalano la presenza di un grande predatore, anche quando il cane è innocuo e di piccola taglia.

 

Figura 1 Questo innocente cucciolo è comunque considerato

un predatore dalla fauna silvestre. Fonte Immagine: P.F. Piras

 

 

 

 

 

 

Quand’anche si instaurasse un rapporto positivo tra il nostro cane e un animale del bosco, va sottolineato che non è in realtà mai bene per gli animali selvatici prendere confidenza con un cane domestico o con gli esseri umani, perché ciò potrebbe generalizzare la loro fiducia, mettendoli a rischio di restare vittima di altri cani o di cacciatori avvicinati incautamente.

Di norma, l’odore del nostro cane allontana invece dal territorio, talvolta per sempre, sia predatori più piccoli, ad esempio la volpe, sia molte potenziali prede, ad esempio le lepri.

A parte il disagio di questi animali che si sentono costretti a lasciare le loro tane, i loro territori di caccia e spesso persino la prole (è ad esempio il caso degli uccelli che nidificano a terra e che quindi abbandonano le loro uova), il loro trasferimento altrove li mette a rischio di ritrovarsi in zone già occupate da conspecifici, rompendo preziosi equilibri sia nell’area abbandonata sia in quella nuova, che diventa sovraffollata. Ogni animale partecipa infatti dei cicli della foresta e, laddove alcuni ne lasciano una, ne soffrono a catena molti altri, compresi gli equilibri vegetali mantenuti tali dagli erbivori. Senza contare che la fauna costretta a trasferirsi in altri territori meno noti viene sottoposta a più gravi rischi di essere predata o restare senza cibo e rifugio.

Ma, oltre al danno del solo odore dei nostri cani, vi sono quelli legati alle malattie che il nostro compagno a quattro zampe può trasmettere alla fauna selvatica. Si tratta di virus, batteri e parassiti per i quali il cane domestico è normalmente protetto da anticorpi naturali o dalle vaccinazioni ma del quale può restare portatore sano, mentre la fauna selvatica non ha per essi alcuna difesa immunitaria e le conseguenze per essa possono essere disastrose.

C’è anche altro, ma già questo dovrebbe convincerci che abbiamo il dovere di proteggere i luoghi selvatici dai danni anche gravissimi che, involontariamente, i nostri cani possono provocare alle foreste con la loro semplice presenza, fosse anche al guinzaglio. Non ha ovviamente senso dichiararsi amanti della Natura e degli animali e poi danneggiarli per il benessere nostro e dei nostri cani.

 

Caratteristiche dei cani da compagnia che rappresentano un rischio per loro stessi

 

 

 

 

 

 

Figura 2. Cucciolone di bassotto.

Fonte immagine: P.F. Piras 

 

 

 

 

Per secoli, le caratteristiche dei cani di volta in volta più utili all’uomo sono state enfatizzate attraverso la selezione. Queste permangono nelle varie razze e persino nei meticci. Ad esempio, i bassotti mantengono molte delle loro caratteristiche di eccellenti cani da caccia in tana, anche quando trascorrono gran parte della loro vita in città. Non solo hanno le forme più adatte a introdursi in ogni anfratto e cunicolo, ma il loro istinto li spinge a farlo, mentre coraggio e tenacia li trattengono dal ritirarsi qualora venissero attaccati da eventuali abitanti della tana esplorata, magari solo per gioco. In questi cunicoli possono anche restare intrappolati o provocarne il crollo.

Non sono neanche rari i casi di cani gravemente feriti dagli aculei di un istrice incautamente disturbato o morsi da una vipera che si sarebbe ben guardata dall’attaccare se non fosse stata avvicinata.

Rischi diversi e sempre molto alti sono corsi da ciascun istinto selezionato e non reso esperto da educazione e addestramento oltre che dall’esperienza. Questo a fronte del fatto che, al contrario, la fauna selvatica è invece avvezza alla difesa e, soprattutto, molti animali compiono una fuga che porta il cane a perdere rapidamente il senso dell’orientamento oltre che ad allontanarlo pericolosamente dal suo conduttore. Così, in pochi minuti, il nostro amato compagno a quattrozampe può ritrovarsi in mezzo ad una strada, col rischio di essere investito, confuso con una preda da cacciatori eventualmente presenti o essere attaccato dai loro cani, o semplicemente ritrovarsi in un’area da pic nic dove potrebbe abbuffarsi di resti di cibo per lui insani se non tossici. Lo stesso rischio di fuga può presentarsi se, anche a distanza, è presente la traccia olfattiva di una femmina in estro, sia di cane sia di lupo.

Ma i pericoli per i nostri cani possono essere ancor più insidiosi. Tra questi citiamo ad esempio le processionarie. Si tratta di larve di farfalle dotate di peli estremamente urticanti, con i quali il cane può entrare in contatto attraverso il semplice annusare e che può inavvertitamente ingerire. Se accade, in breve tempo la lingua tende a “gonfiare” per l’infiammazione e a soffocare l’animale, mentre la zona colpita va rapidamente in necrosi con perdita di ampie porzioni degli organi coinvolti. Problemi altrettanto gravi possono essere causati ad esempio dai forasacchi. I forasacchi sono le spighe di alcune graminacee selvatiche che, a causa della loro forma, possono facilmente attaccarsi al pelo del cane e quindi incunearsi negli orifizi, ad esempio le orecchie, o tra gli spazi interdigitali. Quando inalati, possono fermarsi nel naso o penetrare più profondamente nei bronchi. All’interno del corpo possono poi provocare infezioni anche gravi o la formazione di ascessi.

Tali rischi sono prevenibili soltanto tenendo sempre il cane al guinzaglio e mantenendo costantemente l’attenzione sul sentiero percorso e sui comportamenti del cane stesso.

Ma, con gli opportuni accorgimenti, proprio questa attenzione, mantenuta contemporaneamente sul bosco e sul cane, è la reale ricchezza di questa pratica. A breve, scopriremo come e perché.

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