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Al lago

Contestualizzazione dei benefici della Natura

ai fini prescrittivi

di Pierangela Fiammetta Piras

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Sintesi dei potenziali effetti della Natura sulla salute umana  e delle variabili incidenti

Fonte: P.F. Piras 

La comunità scientifica internazionale è sempre più concorde nell’affermare che gran parte delle malattie croniche condivide quale precursore l’infiammazione cronica sistemica (SCI) di basso grado, principalmente causata dagli stili di vita moderni e dagli ambienti urbani, non solo per la cattiva alimentazione, l’esposizione a sostanze tossiche ambientali e industriali, lo stress psicologico, l’esposizione notturna alla luce blu,  ma anche per la mancata esposizione ad una sana biodiversità microbica indotta da un'igiene eccessiva e da un ridotto contatto con animali e terreni naturali, l’inattività fisica, e la scarsa esposizione a stimoli sensoriali naturali.

La moderazione che la Natura effettua su questi elementi di rischio per la salute umana (inquinamento da varie fonti, isole di calore, mancanza di biodiversità, ecc) sono comunemente definiti “servizi ecosistemici” e vi si ragiona soprattutto in termini di pianificazione urbana, mentre raccomandazioni generiche sono già offerte ai residenti, ad esempio proprio su come prevenire i disagi delle alte temperature estive. Tuttavia non tutte le persone sono in grado di personalizzare tali raccomandazioni, adattandole ai propri bisogni specifici, e questo può essere tanto più vero proprio per i pazienti fragili che ne avrebbero maggior bisogno.

Ai fini delle indicazioni da dare ai propri singoli pazienti, soprattutto a quelli fragili o a quelli meno informati, su come usufruire al meglio di tali “servizi ecosistemici” si possono fare alcune riflessioni. Per quanto poco significativo, cominciare ad aggiungere questo elemento a raccomandazioni su abitudini sane da adottare può comunque rappresentare l’inizio di un percorso di avvicinamento alla Natura e ai suoi benefici. Ad esempio, si può indicare il tragitto per recarsi a scuola o al lavoro a piedi o in bicicletta scegliendo viali e parchi da attraversare. Conoscendo la zona di residenza dei propri pazienti, possono essere indicate le aree più adatte anche per passeggiate quotidiane, portare a passeggio il proprio cane, incontrarsi e svolgere attività con la famiglia e gli amici.

Ma già di maggiore impatto sulla salute è invece la possibilità di entrare in regolare contatto con una sana biodiversità. Questo aspetto è stato reso evidente, ad esempio, dai programmi finlandesi. Helsinky, la capitale della Finlandia, è infatti una delle meno inquinate al mondo, e lo stesso si può dire dell’intero territorio nazionale. Tuttavia i suoi abitanti soffrono di malattie croniche. Che la causa fosse la separazione dalla biodiversità fu sospettato quando ci si rese conto che aveva cominciato a soffrirne una parte della popolazione sino ad allora esente. Questa la sintesi riportata nell’articolo scientifico di riferimento (1):

“Il contatto con gli ambienti naturali arricchisce il microbioma umano, favorisce l’equilibrio immunitario e protegge da allergie e disturbi infiammatori. In Finlandia, l’epidemia di allergie e asma divenne lentamente visibile a metà degli anni ’60. Dopo la seconda guerra mondiale, la Carelia fu divisa in territori finlandesi e dell'Unione Sovietica (ora Russia). Ciò ha portato a cambiamenti ambientali e di stile di vita più marcati nella Carelia finlandese rispetto a quella russa. Lo studio sulle allergie della Carelia 2002-2022 ha dimostrato che le condizioni allergiche erano molto più comuni sul versante finlandese. I russi avevano una rete e un’interazione geni-microbi più ricche rispetto ai finlandesi, che si associavano a circuiti regolatori immunitari meglio bilanciati e a una minore prevalenza di allergie. Negli adolescenti finlandesi, un ambiente naturale ricco di biodiversità intorno alle case è associato a una minore incidenza di allergie. Nel complesso, la spiegazione plausibile della disparità allergica è stata il notevole cambiamento nell’ambiente e nello stile di vita nella Carelia finlandese dagli anni ’40 agli anni ’80. Il Programma nazionale finlandese sulle allergie 2008-2018 ha messo in pratica l’ipotesi della biodiversità sostenendo la tolleranza immunitaria, i contatti con la natura e la salute delle allergie con risultati favorevoli. Un programma regionale per la salute e l’ambiente, Nature Step to Health 2022–2032, è stato avviato nella città di Lahti, Capitale verde dell’UE 2021. Il programma integra la prevenzione delle malattie croniche (asma, diabete, obesità, depressione), la perdita della natura e crisi climatica nello spirito della salute planetaria. Le malattie allergiche esemplificano risposte immunologiche inappropriate all’ambiente naturale. Una gestione efficace delle epidemie di allergie e di altre malattie non trasmissibili può aprire la strada al miglioramento della salute umana e ambientale.”

Offrire indicazioni per un maggior contatto con una sana biodiversità non è tuttavia così semplice, e anche il percorso verso la tolleranza immunitaria va accompagnato con le dovute cautele. Ma un primo problema sorge da una non sempre comune interpretazione del termine “biodiversità”. Comunemente infatti si intende per “biodiversità” quella delle specie presenti in una determinata area. Per colmo, in tal senso la manifestazione “Euroflora” che si svolge regolarmente a Genova potrebbe essere più ricca di specie botaniche di un’area boschiva, così come potrebbe esserlo il grande acquario della stessa città. In effetti la “biodiversità percepita” può avere un effetto rigenerativo sulle persone, sicuramente più immediato di quello della “biodiversità microbica”, ma si tratta di un beneficio fugace e che solo indirettamente può avere a che fare con la biodiversità capace invece di “favorire l’equilibrio immunitario e proteggere da allergie e disturbi infiammatori”, qual è stato l’obiettivo degli efficaci programmi finlandesi. La ricchezza di biodiversità microbica non dipende soltanto dalla quantità di specie presenti ma dalle relazioni che queste creano all’interno degli ecosistemi e dalle caratteristiche di questi ultimi, compresa la loro salute e resilienza. La biodiversità microbica, tra l’altro, non può neppure essere percepita, né se ne può godere virtualmente o se ne può trarre beneficio attraverso contatti sporadici. A prima vista, i benefici psicologici sembrano addirittura confliggere con quelli fisici: in effetti la Finlandia ha dovuto impegnarsi in imponenti campagne pubbliche per modificare gli atteggiamenti della popolazione nei confronti dello “sporco” e del “disordine” della “natura naturale”, prima ancora che per informare e formare sul valore della biodiversità stessa.

Ma via via che dal semplice “contatto con la Natura” si evolve verso la “connessione con la Natura”, migliora anche la capacità di percepire e apprezzare una gamma sempre più ampia di biodiversità, e benefici psicologici e fisici diventano tra loro sinergici. Con l’approfondirsi della connessione con la Natura emergono anche il desiderio e la capacità di tutela degli ecosistemi, che dunque non rischiano di essere invasi e conseguentemente degradati da folle di salutisti inconsapevoli.

Questo è il motivo per cui la relazione con la Natura è ormai il “farmaco” irrinunciabile sempre previsto nelle Prescrizioni Verdi, ancora prima delle attività salutari o terapeutiche da svolgere.

La scelta dell’area naturale da prescrivere non può dunque basarsi su principi assoluti, ma deve intanto tenere conto del grado di connessione con la Natura di ciascun paziente ma anche del suo grado di tolleranza immunitaria nei confronti della biodiversità, e in questi percorsi il paziente deve essere accompagnato e supportato.

L’efficacia di un trattamento opportunamente prescritto si manifesterà dunque nel tempo quando, tra l’altro, i dettagli delle indicazioni mediche potrebbero diventare sempre meno necessari. Gli studi dimostrano infatti che le persone diventano capaci di individuare quali “luoghi preferiti” quelli realmente più salutari per ciascuno. Questi effetti e queste dinamiche vengono spiegati col fatto che la specie umana si è evoluta in Natura ed è questo l’habitat che può tutt’ora offrire il complesso di stimoli (fisici, chimici, biologici) adatti alla fisiologia umana e con l’intensità, i tempi e i ritmi capaci di regolare ogni funzione mentale e fisica, moderando e modulando anche le conseguenze dannose degli stressori ai quali siamo esposti negli ambienti artificiali, siano essi inquinanti (sostanze, luce, rumore, ecc) o ritmi e intensità non in sintonia con i nostri fisiologici.

Poiché ciascun ambiente naturale ospita peculiari elementi e stimoli terapeutici, ma anche altri potenzialmente minacciosi, per ciascun paziente, e questi variano comunque a seconda del clima, dell’orario e della stagione, le prime prescrizioni possono risultare le più complesse. Via via che il paziente impara a riconoscere autonomamente i propri “luoghi preferiti”, le prescrizioni possono più facilmente perfezionarsi per obiettivi terapeutici sempre più specifici.

 

 

RIFERIMENTI

 

[1] Haahtela, T., Alenius, H., Auvinen, P., Fyhrquist, N., von Hertzen, L., Jousilahti, P., ... & Mäkelä, M. J. (2023). A short history from Karelia study to biodiversity and public health interventions. Frontiers in Allergy, 4, 1152927.

Chong. (2019). Nature's pathways on human health. In International Handbook of Forest Therapy (pp.12-31) Publisher: Newcastle upon Tyne, UK: Cambridge Scholars Publishing

Craig, J. M., Logan, A. C., & Prescott, S. L. (2016). Natural environments, nature relatedness and the ecological theater: connecting satellites and sequencing to shinrin-yoku. Journal of physiological anthropology, 35(1), 1-10.

Frumkin, H., Bratman, G. N., Breslow, S. J., Cochran, B., Kahn Jr, P. H., Lawler, J. J., ... & Wood, S. A. (2017). Nature contact and human health: A research agenda. Environmental health perspectives, 125(7), 075001.

Kuo M. (2015) “How might contact with nature promote human health? Promising mechanisms and a possible central pathway”. Front. Psychol. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2015.01093

Li, Q. (2023). New Concept of Forest Medicine. Forests, 14(5), 1024.

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