Aree blu
a cura di Pierangela Fiammetta Piras
La costa naturale italiana è lunga ben 7.500 km (8.300 se si considera anche quella artificiale). La popolazione italiana si addensa sulle coste in misura più che doppia rispetto alla media nazionale, infatti dai dati ISTAT si ricava che i comuni costieri contano una popolazione di circa 16,9 milioni di abitanti, ovvero il 30% dell’intera popolazione, concentrati su un territorio di 43.000 km2, pari a circa il 13% del territorio nazionale. Si tratta dunque di una moltitudine di persone che potrebbe accedere ai benefici del mare e della biodiversità terrestre ad esso legata, forse ancora più facilmente che a quelli delle foreste. Non fosse che l'urbanizzazione derivante proprio dall'elevata densità di abitanti, unitamente alle aree occupate per attività e infrastrutture, determina spesso un elevato impatto sul sistema naturale costiero.
Ma l’Italia conta inoltre 1200 fiumi e innumerevoli laghi, che rendono il “blu” accessibile anche nelle Regioni senza sbocco diretto al mare. Basti pensare al Po' e ai suoi 141 affluenti nel Nord Italia, e ai fiumi che nascono dalle Alpi e vanno a sfociare nel mare Adriatico, come Adige, Brenta, Piave, Tagliamento e Isonzo, insieme alle zone dei grandi laghi (Garda, Maggiore e Como), e al Trasimeno nell’unica regione peninsulare che non ha accessi al mare, l’Umbria.
A questi siti blu vanno poi aggiunte le zone umide, che comprendono paludi e acquitrini, torbe e bacini, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata. Tutte aree che sorreggono una sempre più rara e preziosa biodiversità di specie.
E sono proprio queste “vie d’acqua” a sorreggere il “verde”, rappresentando corridoi ecologici il cui impegno a restaurarli e a tutelarli può risultare un Intervento basato sulla Natura terapeutico per le persone così come per la Natura tutta.
Figura 2 Potenziali benefici degli spazi blu di buona qualità. Fonte dell’immagine bluehealth2020
Gli spazi blu hanno infatti il potenziale di sommare i loro benefici specifici a quelli ben noti degli spazi verdi. Del resto, anche le piante hanno bisogno dell’acqua per prosperare, così come ne ha bisogno l’essere umano. Forse è proprio questo essere indispensabile dell’acqua a renderla così gradita persino alla vista. Paesaggi che comprendono un fiume, un laghetto, o anche solo una fontana, sono quelli che preferiamo e che più ci rigenerano. Il suono dell’acqua che scorre ci incanta e ci rilassa, passeggiare lungo la riva del mare o risalire un ruscello ci fa perdere la cognizione del tempo. L’acqua fresca che lambisce le caviglie migliora la circolazione, mentre la lieve resistenza che oppone ai nostri passi rafforza la muscolatura. Miriadi di creature, minuscole o addirittura invisibili, popolano la sabbia, mentre altre meravigliose sorvolano o abitano le acque, ed altre vi approdano per dissetarsi o nutrirsi. La biodiversità che sa creare l’acqua non ha uguali.
Però gli spazi blu possono al contempo rappresentare i più grandi rischi per l’essere umano che non approccia l’acqua con il dovuto rispetto. E non è solo questione di annegare se si affronta il mare impreparati, ma è lo scempio che ne è stato fatto.
Studi hanno osservato come abitare in prossimità del mare o di altri siti idrici interni mantiene in miglior salute e dona benessere. L’acqua mitiga da un lato le isole di calore urbane, con la sua capacità di assorbire calore durante il giorno, quando la temperatura dell’aria supera quella dell’acqua, e rilasciando calore durante la notte. Ma sono i fiumi malamente imbrigliati che provocano i maggiori danni esondando, mentre le coste marine alterate e sovraffollate non riescono a contenere la forza delle onde in tempesta.
I preziosi aerosol dei flutti e delle cascate, saturi anche di benefici ioni negativi, possono aiutare a ridurre le difficoltà respiratorie, ad esempio nei bambini con asma, attraverso la riduzione dell'infiammazione e il miglioramento della funzionalità polmonare. Così come le brezze marine, oltre a garantire frescura e la dispersione degli inquinanti urbani, possono trasportare dosi benefiche di sostanze volatili, come la yessotossina prodotta dai dinoflagellati marini quale il Protoceratium reticulatum, capace di ridurre l’infiammazione e migliorare l'immunoregolazione. Ma, purtroppo, possono anche veicolare tossine aerosolizzate dannose, come ad esempio le brevetossine, che provengono da "fioriture” algali dannose, o le esalazioni delle navi alimentate a diesel, delle industrie costiere e dei siti di smaltimento dei rifiuti, o ancora dei liquami d’allevamento e dei prodotti agricoli sversati nelle acque.
Gli spazi blu sono anche associati a livelli più elevati di irradianza solare rispetto agli spazi verdi, che portano a una maggiore esposizione ai raggi ultravioletti. Da un lato ciò può aumentare il rischio di cancro della pelle, ma può anche portare ad una maggiore sintesi di vitamina D, che è associata ad un ridotto rischio di alcune malattie autoimmuni e cardiovascolari, alcuni tumori e cattiva salute mentale. In questo caso, fondamentali sono i comportamenti individuali, anche indicati dal medico prescrittore, circa l’ora del giorno, la durata dell’esposizione, le misure di autoprotezione, e così via.
Inoltre, gli spazi blu invogliano e facilitano l’attività motoria, compresa la riabilitazione fisica. Esistono prove sperimentali che, quando le persone intraprendono attività fisica negli spazi blu, tendono a esercitarsi più a lungo rispetto agli ambienti verdi o urbani, in parte proprio perché la percezione del tempo risulta diversa.
In particolare, è stato osservato come il nuoto in acque libere può ridurre l’affaticamento, promuovere il funzionamento immunitario e la salute mentale (compreso il trattamento del disturbo depressivo maggiore). Può inoltre migliorare le condizioni legate all'infiammazione e supportare una maggiore sensibilità all'insulina. Gli individui che nuotano regolarmente all’aperto riferiscono anche di sperimentare una maggiore connessione con il luogo e l’ambiente naturale, che può a sua volta portare a comportamenti volti a proteggere gli aspetti salutari di tali aree. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che i rischi di eventi legati al clima come tempeste, inondazioni e innalzamento del livello del mare sono più importanti per gli abitanti delle coste. Uno studio inglese con oltre 24.000 partecipanti ha ad esempio rilevato che vivere vicino alla costa (<5 km contro >20 km) era associato a maggiori probabilità di una serie di comportamenti pro-ambientali tra cui riciclaggio, acquisto di prodotti locali/stagionali, camminare/andare in bicicletta invece di usare un’auto per viaggi brevi, ed essere membro di un’organizzazione ambientalista (Alcock et al., 2020).
Queste associazioni erano mediate non solo dalla frequenza con cui i partecipanti visitavano ambienti naturali come la costa, ma anche da quanto si sentivano connessi con il mondo naturale. Vivere vicino alla costa era associato a una maggiore connessione psicologica con il mondo naturale e, a sua volta, questa maggiore connessione era associata a comportamenti più pro-ambientali. Noto, inoltre, che le persone tendono a cercare e poi a frequentare con maggior regolarità i loro “luoghi preferiti” (K. Korpela 2020), cioè quelli che hanno un significato particolare per loro e quelli in cui spesso vanno per "sentirsi e stare meglio", questo sembra particolarmente accentuato per gli spazi blu, che sono anche i preferiti di molte persone.
D’altra parte, le acque di balneazione ricreative sono purtroppo associate a un gran numero di infezioni gastroenteriche se contaminate da liquami umani o animali. Inquinamento chimico derivante da attività mineraria, agricola e industriale, proliferazioni algali dannose e minacce emergenti come i prodotti farmaceutici e la microplastica, tutti hanno il potenziale di minare la salute e il benessere umano attraverso il contatto con gli ambienti acquatici.
Dunque, se da un lato i potenziali benefici degli spazi blu li renderebbero siti privilegiati per le prescrizioni terapeutiche, queste devono tenere conto di innumerevoli fattori che possono rappresentare una controindicazione o una minaccia. Ma, soprattutto, la consapevolezza dei benefici degli spazi blu può e deve rappresentare un ulteriore sprone a tutelarne l’integrità.
RIFERIMENTI
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Alcock, I., White, M. P., Pahl, S., Duarte-Davidson, R., & Fleming, L. E. (2020). Associations between pro-environmental behaviour and neighbourhood nature, nature visit frequency and nature appreciation: Evidence from a nationally representative survey in England. Environment international, 136, 105441.
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Georgiou, M., Morison, G., Smith, N., Tieges, Z., & Chastin, S. (2021). Mechanisms of impact of blue spaces on human health: a systematic literature review and meta-analysis. International journal of environmental research and public health, 18(5), 2486.
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K. Korpela, M. Korhonen, T. Nummi, T. Martos, V. Sallay. Environmental self-regulation in favourite places of Finnish and Hungarian adults, J. Environ. Psychol., 67 (2020), p. 101384
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White, M. P., Elliott, L. R., Gascon, M., Roberts, B., & Fleming, L. E. (2020). Blue space, health and well-being: A narrative overview and synthesis of potential benefits. Environmental Research, 191, 110169.
PER APPROFONDIRE (in continuo aggiornamento)
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Hall, K, Garrett, J K, White, M P, Grellier, J, Wuijts, S, Fleming, L E. Using urban blue spaces to benefit population health and wellbeing. 2020.
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Femke, B., de Vries, S., Annamaria, L., & Andreucci, M. B. (2022). Green and Blue Spaces and Mental Health. In BASES Benessere Ambiente Sostenibilità Energia Salute: Programmare e Progettare nella transizione (pp. 83-89). Franco Angeli.